martedì, maggio 30, 2006

Il blog è fermo da un mese. Tutto tace? Elezioni politiche prima, elezioni comunali poi, sembra che ci siamo distratti.Intanto D. se ne va in B., precisamente all'American University di B. per fare il docente a contratto. La sua finalità è ottenere un posto da ricercatore fisso, in America o altrove già per l'anno venturo. In questo modo può darsi coraggio a fare i passi decisivi per la sua esistenza, quella a cui tutti hanno diritto, a partire dalla realizzazione piena di sè. La precarietà della ricerca universitaria ha i suoi costi in termini di vita singola. La cosiddetta fuga di cervelli non s'impone solo per le migliori condizioni di ricerca altrove ma per un'esigenza di riconoscimento e una tensione alta a sentirsi realizzato anche nella sfera privata.Indubbiamente restare comporta la consapevolezza di essere costantemente esposti ad un'esclusione sempre più alta, negli stessi luoghi dove ci si è formati e pazientemente si è fatta la gavetta,essere esposti a rapporti di subordinazione e dipendenza da un professore e da un sistema che ti affanna e molto spesso non ti premia. Non so però quanto siano liberi gli altri luoghi di ricerca, di quali altre dinamiche si alimentano. Un prof. inglese mi ha raccontano che non ci ha messo niente ad "arrivare" ma per "mantenere" la sua posizione fa i salti mortali!Insomma non mi sembra davvero che ci siano paradisi di felicità per la ricerca! O no?

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