sabato, dicembre 10, 2005

Reddito di cittadinanza : definizione

Ragazzi, non sapendo se vengo, cerco di riassumere le tesi sul reddito di cittadinanza prendendo spunto dall'ottimo Corrado Del Bò, il quale dà del basic income un'ottima definizione
Si intende per reddito di cittadinanza (o basic income)
1) un trasferimento monetario (non si tratta di servizi sociali)
2) elargito periodicamente dallo Stato (o da un'autorità pubblica riconosciuta, tipo l'UE)
3) agli individui (non alle famiglie, e perciò a mio parere va riconosciuto anche a minorenni e pensionati)
4) indipendentemente dalle loro condizioni economiche (questo sarebbe più contestabile)
5) e senza riguardo per il loro contributo lavorativo

Del Bò considera "basic income" come termine ottimale in quanto reddito minimo garantito si associa troppo al "minimo vitale" del secolo scorso, mentre "reddito di cittadinanza" sarebbe troppo collegato alla questione della cittadinanza

Io preferirei "reddito minimo di cittadinanza" inttroducendo l'idea che la cittadinanza sia caratterizzata concretamente al diritto sia a dei servizi sociali, sia ad un minimo di reddito monetario che deve costituire il nucleo di ogni salario, di ogni pensione etc.

Del Bò (citando anche Philippe Van Parijs, filosofo della politica) dice che il solo fatto di esistere è condizione sufficiente per ricevere il reddito di base.

Del Bò dice anche che i fattori (4) e (5) sono quelli che più differenziano il basic income da tutti i provvedimenti selettivi (solo a chi ha bisogno) e condizionati ( solo a chi garantisca comunque una disponibilità a lavorare) che sinora sono stati prodotti dallo Stato sociale
Il basic income è universalista e incondizionato

A mio parere io sarei per renderlo incondizionato, ma non universalista
Incondizionato perchè esso deve avere anche una funzione simbolica: quella cioè in quella che comunque definisco "fase di transizione" di testimoniare che non c' è mai stata (nè forse ci può e deve essere) equivalenza vera tra attività erogata e soddisfacimento dei propri bisogni, che le due cose sono in realtà slegate e che il lavoro salariato, che per un certo periodo storico ha garantito un legame del genere (attraverso lo scambio lavoro/salario), non rappresenta più un rapporto di produzione "progressivo" (cioè in sincronia con l'evoluzione storica), nè tantomeno va assunto come parametro "morale" del giusto rapporto sociale
Universalista no, perchè tale assenza di collegamento determina nel modo di produzione capitalistico uno squilibrio (nella detenzione di chances) che va compensato attraverso un movimento opposto. Perciò va dato a tutti coloro che sono senza lavoro a prescindere dalla loro disponibilità a sottostare al lavoro salariato ed eterodiretto

Del Bò poi accenna al fatto che lo svincolo del basic income dai bisogni consente anche di evitare che esso pesi eccessivamente sulla comunità (ad es. facendolo rimanere uguale nel caso il suo adeguamento sia troppo oneroso; è questa la tesi di Van Parijs )
Questa tesi mi pare debole dal momento che riduce il basic income ad un riconoscimento puramente simbolico della cittadinanza. Perchè in tal caso dare X a chi non ha bisogno e non X+Y (adeguamento) a chi il bisogno ce l'ha?
Spero vedremo in seguito che tale ragionamento forse ha un limite proprio nell'approccio di alcuni teorici liberal al reddito minimo di cittadinanza, approccio che non vede nell'essere portatore di bisogni il segno principale non tanto della cittadinanza, ma quanto della sovranità.

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