mercoledì, febbraio 01, 2006

Dupuis sulla proposta di Caillè

Marc Dupuis distingue tra due proposte di reddito minimo:
l'una che afferma che deve esserci un reddito minimo per tutti, quali che siano le risorse, a prescindere dal fatto che lavorino ed a prescindere dalla loro età. Si tratta dell'Assegno Universale legato al reddito minimo di sussistenza (es. 2500 franchi per tutti, circa 380 euro) ed in rottura radicale del nesso tra reddito e lavoro. Ora, se tale reddito minimo mi deve dare la libertà di scegliere tra lavoro e non-lavoro esso deve essere abbastanza alto, ma se molti non lavorassero la base imponibile per finanziare il reddito minimo sarebbe insufficiente. Dunque il reddito minimo sarebbe solo un reddito a favore dei più poveri, e ciò rafforzerebbe la società duale, in quanto qualsiasi attività che i destinatari del reddito minimo potrebbero fare potrebbe non fare comodo a chi dovesse finanziare il reddito minimo. Inoltre se si desse a tutti un reddito minimo eguale tagliando le spese sociali, alla fine la redistribuzione del reddito sarebbe a favore dei redditi più alti.
Dunque è il caso di utilizzare un reddito minimo al di qua dei 2500 franchi e versato in relazione alle fonti di reddito, ma questo potrebbe determinare la formazione di un settore parallelo ed illegale dell'economia, in quanto chi guadagna ad es. 4000 franchi potrebbe vedersi negato il sussidio e dunque per mantenerlo potrebbe lavorare in nero. Inoltre con tale forma di sostegno potrebbe demotivare i soggetti dal cercarsi un lavoro nell'ambito delle professioni deboli o nell'ambito del lavoro poco qualificato. Inoltre nel caso del lavoro a tempo parziale sovvenzionato non c'è contropartita per le imprese.
Dupuis pensa che insomma provvedimenti di sostegno al reddito debbano essere circoscritti e valutati caso per caso

Caillè controbatte che il rischio del lavoro nero esiste anche con l'attuale sistema fiscale e con le forme attuali di sostegno al reddito. Inoltre non si può evitare di dare un sostegno ai poveri dicendo che lavorando in nero distruggono parte dell'economia.Infine provvedimanti specifici, "caso per caso", incoraggiano solo l'esistenza di fasce sociali che vivono di espedienti

Quali sono le considerazione che si possono fare su questo dibattito?
1.Il reddito minimo non deve portare alla diminuzione delle spese sociali, ma ad un altra distribuzione delle spese sociali. Esso deve abbattere i finti posti di lavoro nel settore amministrativo ad es. ma deve incoraggiare lo storno di risorse verso i settori della sanità e dell'istruzione.
2. Il reddito minimo deve combattere il lavoro precario e mal pagato e dunque deve combattere le economie che si sviluppano grazie a questo tipo di lavoro. Non si può rifiutare questo strumento per salvare queste economie.
3. Il rischio dello sviluppo del mercato nero esiste da quando esiste lo strumento fiscale (e dunque non è causato specificatamente dall'introduzione del reddito minimo; anzi quest'ultimo frenerebbe il ricorso al lavoro nero o illegale) . Esso può comunque essere combattuto attraverso strumenti specifici (minimum tax; incentivi alle imprese che accordano un salario minimo; trasferimento condizionato alle imprese della quota di salario coincidente con il reddito minimo)

Nessun commento: