giovedì, giugno 28, 2007

Alcune note critiche all’articolo di Antonio Carlo “L’economia “globale” un Titanic che affonda”

In luogo della lotta di classe subentra una formula giornalistica: la “questione sociale”. Invece che da un processo di trasformazione rivoluzionaria della società, credere che si possa costruire una società nuova per mezzo di sovvenzioni dello stato, come si costruisce una nuova ferrovia, è presunzione che tratta lo stato come una realtà indipendente, che possiede sue proprie basi intellettuali e morali libere, invece di trattare la società presente come base dello stato esistente. Le forme dello stato sono più o meno libere nella misura in cui limitano la “libertà dello stato”. (K Marx “Glosse marginali al Programma del partito Operaio Tedesco”(Gotha).


Innanzitutto Antonio Carlo nel criticare i miti correnti presenti nella pubblicistica di sinistra e non, utilizza alcuni dati empirici che permettono di confutare la tesi alla moda dell’economia globale “governata” da un Impero. Le teorie sulla pianificazione introdotte da certe ideologie degli anni 70 sono state trasferite dal mito dello Stato Piano a quello dell’Impero–piano attraverso i suoi organismi internazionali sono frutto delle fantasie di qualche intellettuale di vecchio stile vista la condizione di totale anarchia in cui vive il capitalismo nell’epoca moderna. Ormai le previsioni del FMI o della Banca Mondiale vengono riviste a distanza di tempo sempre più ridotta. Interessante, ma solo accennata, la trasformazione della dinamica classica relativa all’accumulazione di capitale in speculazione globale che porta inevitabilmente l’attuale sistema economico verso il baratro. Purtroppo Antonio Carlo non va a fondo nell’analizzare la dinamica speculativa. Infatti l’autore mette si in evidenza l’incremento inusitato dell’indebitamento USA specie di quello privato ma si limita a giustificarlo esclusivamente sul versante dei consumi mentre gran parte di tale indebitamento ( come dimostrato da vari studi empirici) sarebbe causato dal trasferimento di capitale all’interno della speculazione sui titoli, sui bond e specie sui derivati.
Interessante la messa in discussione del mito del boom economico cinese ed indiano “L’impero di Cindia ovvero il miracolo di cartapesta”. Purtroppo l’autore accetta i dati ufficiali del PIL (forse non conosce i numerosi interventi che contestano i criteri di rilevazione dei dati statistici come quelli di Thomas Rawski) ma nonostante questo riesce a dimostrare l’infondatezza del possibile sviluppo futuro da grandi potenze di economie ancora al palo se raffrontate alle dinamiche di sviluppo che hanno caratterizzato il capitalismo nei paesi avanzati (come l’Inghilterra studiata da Marx e dai classici). Poi analizzando la trasformazione del capitalismo in una sorta di organismo malato caratterizzato da dinamiche criminali legate alla corruzione non riesce ad evitare il solito intervento, tipico di coloro che vogliono dare delle ricette, in cui propone degli interventi immediati, anche se più volte Carlo sottolinea la sua anima radicale. Ed è su questi che desidero dire qualcosa. Innanzitutto sul reddito di cittadinanza

"Già nel primo numero della rivista (da cui è stato tratto l’articolo)ho posto l’accento sulla centralità del reddito di cittadinanza, inteso però come reddito che remunera un lavoro, il c.d. lavoro di
impegno civile Questo tipo di obbiettivo ha una portata dirompente, perché si contrappone alla spinta del sistema che crea poco lavoro (e molta disoccupazione) subordinandolo al profitto; qui abbiamo una logica opposta (lavoro remunerato e non legato al profitto ma ai bisogni sociali) che, però, nasce da esigenze collettive non adeguatamente soddisfatte dal sistema."

In sostanza Carlo chiama reddito di cittadinanza il sussidio di disoccupazione presente nelle economie del Nord Europa che sta subendo nel corso del tempo un continuo ridimensionamento a causa del taglio allo stato sociale divenuto ormai una legge inevitabile per qualsiasi tipo di governo. In effetti il successo conseguito dai partiti conservatori nel Nord Europa non deve meravigliarci, anche l’adeguamento alle politiche di taglio adottate dai laburisti nel Regno Unito e non solo in questo paese. Ciò che rende impossibile una inversione di questo genere è la scelta ormai di massa operata dai lavoratori delle economie avanzate di spingere verso un netto ridimensionamento dello stato sociale a favore di un recupero salariale basato sul taglio delle tasse. Tale comportamento è dettato sostanzialmente dalla impossibilità di recupero salariale attraverso i vecchi sistemi della trattativa o attraverso l’assunzione di più lavori come negli anni 80-90. I lavoratori lo stato sociale se lo vogliono pagare da soli quando serve.

Come è possibile che uno stato moderno riesca a “tenere in piedi un difficile equilibrio tra spese(sempre elevate e necessarie) e tagli” come afferma in precedenza l’autore che aggiunge poco dopo “Dall’altra il peso crescente dell’indebitamento pubblico e privato può fare crollare l’economia, mentre lo Stato impoverito ed indebolito appare sempre più incapace di svolgere le sue funzioni tradizionali” Per cui oggettivamente incapace di invertire una tendenza verso i tagli. Non solo ma aggiunge lucidamente che i paesi sviluppati ormai ossessionati dal loro debito e dai servizi del debito non possono certo abbonare il debito dei paesi più poveri o cosiddetti emergenti “ come propone Bono degli U2, ma al “leader” della grande “rock band”, nessuno ha il coraggio di dire che se poi questo nobile atto di generosità fosse realizzato le più grandi unità del mondo economico occidentale farebbero un crack clamoroso. Più passa il tempo e più il debito cresce il che rende impensabile (in termini capitalistici) un suo annullamento, spingendo
sempre più i paesi emergenti verso la bancarotta. Il sistema ha creato una situazione ingovernabile, i paesi emergenti danzano sull’orlo del baratro ma un loro tonfo trascinerebbe anche noi."

Come è possibile in una condizione da cul de sac di questo genere illudersi che un governo possa concedersi il lusso di un “reddito di cittadinanza? E’ meno utopistico proporre la Dittatura del Proletariato

"Si pone allora un grosso nodo, come cioè sia possibile, qui ed ora, finanziare questo tipo di lavoro, e la fonte a mio avviso non può essere che la lotta all’evasione fiscale. Su questo terreno si aprono ampie prospettive di alleanza tra radicali e riformisti, e c’è la possibilità di fare leva su un cuneo, un conflitto che si delinea tra il capitale e lo stesso Stato-nazionale borghese."

Siamo ai sogni onirici, poco prima Carlo sottolinea il legame tra capitalismo criminale che ormai imperversa in tutti i campi, ed il sistema politico attraverso corruzione e tangenti che non risparmiano nemmeno i “riformisti” al governo cui fa appello l’autore per realizzare una lotta alla evasione senza quartiere. Come è possibile realizzare l’unità tra Riformisti e radicali (quali?)? E poi come si potrebbero delineare delle differenze tra riformisti e radicali in un governo che realizzi una battaglia totale all’evasione? Sarebbe forse un governo rivoluzionario…di questi tempi…no?)
Ma sia chiaro non è lo stato che si lascia corrompere ma tutti sono suscettibili alla corruzione quando l’unica possibilità di conseguire guadagni è determinata da una dinamica di realizzazione che ormai è data solo dalla speculazione (in ogni senso). Anche una associazione che si propone di aiutare qualche popolazione povera del terzo mondo è obbligata gioco forza a piegarsi alle esigenze del primo delinquente di turno per poter proseguire nelle sue attività (e di esempi ci ne sono a bizzeffe)
Infatti

"Anche in USA, le vicende delle IM del fumo e dei “fast food” (certo le meno strategiche ma pur sempre IM) è indicativa: le “class actions” giudiziarie promosse contro di esse da grossi gruppi di consumatori organizzati, hanno portato a condanne risarcitorie clamorose dell’ordine di miliardi (di dollari), nel più grande paese del mondo (economicamente parlando), patria delle più grosse IM, gruppi consistenti di cittadini (spesso organizzati in movimento),ottengono sentenze clamorose ed umilianti e ciò significa una svolta epocale, significa che si è eroso il consenso sociale al mondo degli affari e del capitale, che comincia ad essere screditato; per trovare una crisi di consenso simile occorre tornare indietro negli anni ’30, gli anni della Grande depressione."

Ma l’autore, forse illuso da qualche storiella rappresentata in qualche film di successo, non si rende conto che ormai esiste un business tra gli avvocati degli USA legato alle cause contro le multinazionali che stanno pagando gruppi di cittadini, quasi organizzati in Lobby, cifre irrisorie rispetto ai loro profitti, continuando imperterrite le loro attività
E in Italia?

"nell’ultimo trimestre dell’anno sono stati recuperati 2 miliardi di IVA evasa171; quanti intende
recuperarne Prodi nel 2007 con tutti i mezzi messi in campo, il che significa che il solo recupero IVA può realizzare l’intero obbiettivo (8 miliardi di euro l’anno)."

Che strano, il grande riformista al governo si è però premurato di realizzare, insieme al suo socio Padoa Schioppa, immediatamente una finanziaria da capogiro pressando ulteriormente i lavoratori dipendenti e non contenti stanno proponendo una riforma (?) delle pensioni che realizza la Maroni semplicemente diluendo nel tempo le uscite dal lavoro (gli scaloni) con una continua rincorsa (senza mai arrivarci) fino alla fatidica soglia dei 60 anni. La Germania, patria dello stato sociale con un sindacato potente come la IG Metall, ha riformato le pensioni adeguandosi a quanto sta accadendo nei vari paesi OCSE

"Epperò se i soldi che sottrae al Fisco venissero versati come dovuto potrebbero diventare reddito di cittadinanza che remunera il lavoro di impegno civile e quindi si creerebbero per altre vie, dei consumi, forse più consumi essenziali che macchine sportive, ma sarebbe questo un male?"

Ecco che Antonio Carlo ricade nella logica della pianificazione tanto criticata ai vecchi marpioni degli anni 70, e come loro sogna una pianificazione dal basso

"E’ evidente come anche per la Confindustria sia impossibile ignorare un problema esplosivo ed incancrenito, un problema che nei prossimi anni diventerà un nodo strategico dei vari conflitti, che vedranno impegnati il movimento, i sindacati, le forze politiche ed il governo (alle prese con la crisi fiscale) nonché il padronato, piccolo e grande che sia. Si apre, dunque, un fronte vastissimo di lotta in cui l’attacco all’evasione fiscale può trovare consensi e “sponde”, come mai in passato."

E qui raggiungiamo il colmo, crede forse Antonio Carlo che la Confindustria ed il Governo non aspettassero altro che i suoi avvertimenti sulla minaccia determinata dall’evasione fiscale? Certo che un fronte comune tra Governo Sindacati e Confindustria (che bella ammucchiata) sarà certo in grado di invertire una tendenza nella quale loro stessi sono stati inevitabilmente coinvolti. Cosa crede Antonio Carlo: perché Sindacati e Confindustria stanno litigando sul TFR? Ma per accaparrarsi un finanziamento gratuito da investire in campo speculativo . E il Governo? Sta a guardare tanto in un modo o nell’altro entreranno più soldi dalla dinamica speculativa e maggiori saranno le possibilità per poter mantenere in vita la macchina governativa indipendentemente dal colore che ha.
E conclude

"Oggi in una situazione che presenta profili simili non mi meraviglierei se riemergessero prassi ed obbiettivi di un lontano passato.(l’autoriduzione delle bollette e la lotta per il salario degli anni 70) Come si vede le ipotesi e le prospettive di lotta non mancano, se il sistema sta impazzendo non dobbiamo subire passivamente la sua follia."

Invece le ipotesi e le prospettive mancano del tutto ed è impossibile per chiunque fare delle proposte immediate. La ripresa della lotta per il salario non la decidiamo noi od il buon Antonio Carlo ma i lavoratori che purtroppo vivono una condizione di piena concorrenza tra loro, la disoccupazione e la sottooccupazione non fanno altro che indebolire ormai una massa di lavoratori che si fa ricattare ogni giorno. Dovremmo far capire in qualche modo ai lavoratori che ormai costituiscono la stragrande maggioranza della società e che senza il loro consenso questo sistema cadrebbe in un batter d’occhio”. Ma come si può realizzare una cosa del genere quando coloro che dovrebbero avere a cuore il futuro dei lavoratori sono i primi a non averne fiducia? Ma è inutile quando un marxista cerca di fare proposte “risolutive” si scopre ed emerge sempre il solito keynesiano.
ante