mercoledì, febbraio 22, 2006

Le perplessità di Angelo Zaccaria

Molto interessanti sono le perplessità di Angelo Zaccaria dei Cobas che parte dal fatto che le opzioni differenti all'interno della sinistra sono tutte deboli, dal momento che hanno grosse difficoltà ad intercettare il proprio soggetto sociale di riferimento. La tematica del diritto al reddito comunque è essenziale, anche se nei suoi sostenitori ci sono forzature (come sul fordismo come nuovo modo di produzione, mentre forse è più un nuovo modo di organizzazione) e ambiguità. Non si capisce infatti se il fondamento del reddito minimo sia la tesi postfordista o quella keynesiana dello stimolo della domanda interna; in questo secondo caso però anche i governi liberal e di centro-sinistra non stanno attuando politiche keynesiane, tant' è vero che non si stanno realizzando nè la riduzione dell'orario, nè il reddito di cittadinanza. Perciò questa seconda ipotesi è debole dal momento che gli interlocutori istituzionali non sono disposti ad ascoltare.
Quanto alla ricerca di un soggetto sociale extra- istituzionale e dunque alle argomentazioni postfordiste, queste cercano di evidenziare la natura ricompositiva della proposta del reddito minimo che renderebbe tutti più forti al momento di contrattare la vendita di forza-lavoro. Ma, obietta Zaccaria, se il soggetto possibile è frammentato per la lotta alla riduzione d'orario, perchè non dovrebbe esserlo con la proposta del reddito minimo? Spesso si presenta questa lotta con argomenti astratti e ad hoc, preparati a tavolino e che difficilmente preludono ad una battaglia sociale di massa allargata. Come si concilia la battaglia di lungo periodo contro l'etica del lavoro con la battaglia a breve per un reddito che consenta di campare e quindi con la costrizione al lavoro ? Anche Fumagalli quando vede nei Centri sociali i luoghi di incontro di diversificate esperienze lavorative propone alla fine soluzioni inadeguate.
Zaccaria nota inoltre che la proposta del reddito di cittadinanza così astrattamente intesa rischia di generare nuove autonomie del politico e nuove separazione tra soggetti sociali e soggetti politici. Nella lotta concreta si cerca di declinare versioni più comprensibili della lotta per il reddito universale, con la parola d'ordine del reddito o del salario minimo. Zaccaria nota anche che non basta la propaganda culturale per superare l'etica lavorista, il cui dominio è dovuto a condizioni materiali maturate in un lungo processo storico, fatto di convenienze coatte, di costrizioni e di rapporti di forza: negli ultimi anni si fa strada la convinzione che è meglio un cattivo lavoro che nessun lavoro per cui il ricatto dell'etica lavorista rimane un dato di fatto. Purtroppo il soggetto sociale antagonista è indebolito e non basta promettere un reddito per rafforzarlo, ma bisogna vedere da dove e come cominciare per fare leva e realizzare questo ed altri obiettivi.
Inoltre Zaccaria argomenta che la battaglia per il reddito di cittadinanza si deve combinare con la battaglia per la cittadinanza universale, altrimenti il rischio è che le lavorazioni rifiutate da chi percepisce il reddito minimo siano scaricate sugli immigrati.
Ancora è necessario per radicare socialmente queste battaglie inserirsi non solo nei luoghi di lavoro tradizionali ma anche nei luoghi di lavoro precari e flessibili (contratti a termine, stage, lavori socialmente utili, cooperative di appalto e sub-appalto, aziende che utilizzano lavoro precario etc) nei quali vi è un minimo di concentrazione della forza lavoro e di continuità del rapporto lavorativo. In questi luoghi vi è una domanda di tutela e salvaguardia di bisogni e diritti e una carenza di riferimenti politici e sindacali disposti ad offrire una sponda
Zaccaria sostiene anche che il lavoro salariato ancora per molto manterrà ancora un ruolo importante (altrimenti perchè le forze padronali insisterebbero per renderlo ancora più precario?) e sin quando l'organizzazione del lavoro sarà più o meno la stessa, una lotta sindacale sarà sempre possibile. Solo che i soggetti in gioco devono coltivare quella capacità di relazione che eviti la riproposizione di linguaggi stereotipati e non molto in grado di proiettarsi esternamente.
Per Zaccaria è ragionevole prevedere un percorso non-lineare , spurio e discontinuo, un percorso in cui ci sarà spazio per chi rivendicherà diritti e tutele per i posti di lavoro, per chi chiederà il posto di lavoro, per chi chiederà un reddito, il rinnovo di un contratto a termine, un corso di formazione retribuito etc. Tutte le lotte di questi anni non ponevano mai l'obiettivo del reddito in forma pura, indeterminata ed assoluta, ma lo articolavano in forma specifica e contraddittoria, condizionata dal contesto dato: i corsisti chiedevano la retribuzione dei corsi o la loro trasformazione in lavoro stabile, i disoccupati organizzati chiedevano lavoro o salario garantito, i lavoratori socialmente utili la trasformazione del loro ruolo in lavoratori a tempo indeterminato.
Se nel postfordismo il lavoro sarà sempre di meno, allora sarà più probabile che le lotte per il lavoro si trasformeranno in lotte per il reddito, ma se la situazione sarà più sfumata le battaglie per il lavoro manterranno uno spazio rilevante. Dunque è errato contrapporre i due tipi di battaglia in nome di un astratto rifiuto dell'etica lavorista dal momento che esiste fra essi un nesso dialettico di continuità; nè si può pensare che un soggetto della lotta per il reddito minimo non può nascere dal nulla, ma da una tradizione o da una condizione condivisa e concreta : gli Lsu diventano un soggetto collettivo conflittuale non a partire dalla generica condizione di cassintegrati o disoccupati di lunga durata, ma a partire dal fatto che l'inserimento nei progetti dei lavori socialmente utili ha dato loro la possibilità di conoscersi e costruire legami di identificazione e solidarietà collettiva, basati anche su identiche condizioni contrattuali e su un interlocutore unico: questo lo sa anche il governo che si guarda bene dall'aumentarne il numero perchè si troverebbe di fronte ad altri soggetti potenzialmente rivendicativi: perciò anche uno strumento di precarizzazione del lavoro nella Pubblica amministrazione può diventare il motore di un nuovo ciclo di lotte per il lavoro e per il reddito. Anche in Francia la lotta dei disoccupati nasce da soggetti unificati dall'essere destinatari di un sistema sia pur imperfetto di tutele, che cercano di difendere tale sistema da un attacco e che a partire da questa dimensione difensiva faceva partire anch'esso un nuovo ciclo espansivo di lotte. Come i Lavori socialmente utili sono stati una versione al ribasso dell'idea di reddito minimo garantito....
Zaccaria poi dice che anche limitarsi a proporre una miscellanea delle proposte oggi sul tappeto (reddito minimo, reddito di cittadinanza, riduzione d'orario, salario garantito) può trasformarsi in un altro specchio della nostra confusione, anche se tale fritto misto può essere una debole base di discussione per possibili forme d'azione comune (tra Cobas, Tute bianche, Centri sociali).
Bisogna infine iniziare una battaglia per garantire a tutti un reddito dignitoso per vivere, indipendentemente dalla prestazione di un'attivita lavorativa e assumere la necessità per coloro che l'attività lavorativa la prestano, di difenderne la stabilità e di costruire vertenze per innalzare la soglia di garanzie e tutele. Bisogna essere attenti all'apertura verso il resto della società, che può trasformarsi in mera relazione con spezzoni della politica e delle istituzioni, e si deve poi mantenere il rapporto tra lotte concrete e quadro complessivo di trasformazione.
In prospettiva il nodo fondamentale da sciogliere è quello relativo alla ricomposizione del nesso tra obiettivi, forme di azione e soggetti che agiscono

Le considerazioni che vanno fatte a tal proposito sono:
  1. Il reddito di cittadinanza non consiste in una sola proposta, ma in un ventaglio di proposte con diverse ispirazioni. Proprio per questo esso può costituire un filo rosso della trasformazione della società da società capitalistica a società con contenuti propriamente comunistici
  2. Il soggetto sociale di riferimento del reddito di cittadinanza e della riduzione d'orario deve essere il proletariato e più concretamente un'alleanza tra lavoratori attaccati dal processo di precarizzazione e disoccupati
  3. Il fatto che i governi liberali non stanno praticando una politica keynesiana non chiude il discorso relativo ad una riforma del mercato e dei tempi di lavoro e non-lavoro ispirata al principio della stabilità della domanda: ci sono lotte dei lavoratori garantiti e dei disoccupati in Francia, Italia, Germania; ci sono Stati come quelli scandinavi dove il Welfare funziona ancora; c'è la volontà di combattere il precariato e c'è la possibilità di una crisi Usa del debito privato e del mercato immobiliare che potrebbe mettere in discussione il modello statunitense dell'economia
  4. Il soggetto è frammentato sulla lotta per la riduzione d'orario perchè è difficile immaginare una proposta che unifichi un assetto già disarticolato e differenziato (la riduzione d'orario è una proposta specifica e determinata di organizzazione del lavoro), mentre il reddito di cittadinanza è una proposta di per sè semplice (l'erogazione di denaro) che unifica la società dal lato del consumo (dove il vantaggio di avere maggior potere d'acquisto in caso di bisogno è una preoccupazione sentita da occupati e disoccupati)
  5. Meglio un cattivo lavoro che nessun lavoro funziona solo perchè non c'è un reddito di cittadinanza e perchè comunque si fa strada la pratica del credito al consumo che permette di mantenere ancora certi livelli della domanda. Ma l'aumento del debito privato per quanto è una strada percorribile in presenza di una sempre maggiore precarizzazione del lavoro? Poi c'è sempre uno zoccolo duro di disoccupati che difficilmente rientrerà nel mercato del lavoro.
  6. Il fatto che c'è il rischio che le lavorazioni meno gratificanti siano scaricate sugli immigrati può essere anche un'opportunità per evitare che gli immigrati si lascino assorbire dall'economia criminale e comincino un percorso verso il miglioramente delle proprie condizioni. Inoltre a tal proposito il reddito di cittadinanza va abbinato ad una legge per il salario minimo.
  7. E' ben possibile come dice Zaccaria che la battaglia per il reddito di cittadinanza sarà un percorso spurio di rivendicazioni parziali, ma credo che sia utile non tanto negare la ancora grande importanza del lavoro salariato, quanto cominciare a ritagliare uno spazio in via di rafforzamento per il reddito non legato al rapporto salariato. La lotta per il lavoro e la lotta per il reddito non sono in contraddizione, proprio perchè l'avversario comune è la precarizzazione del lavoro (che riguarda sia i disoccupati che i lavoratori, dal momento che ai secondi toglie una serie di diritti mentre ai primi toglie la possibilità di soddisfare bisogni anche minimi rimanendo nella loro attuale condizione). La strada può essere una battaglia per la soddisfazione garantita di bisogni primari, a prescindere dalla propria situazione lavorativa: tale battaglia di per sè porterà ad un livello più alto la stessa battaglia per il lavoro.

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