domenica, marzo 30, 2008

13 aprile: perché mi astengo

Chi mi conosce sa quanto disprezzi la democrazia liberale, democrazia di classe o borghese, e però non sono mai stato astensionista per principio, votare si può sia pure per motivi molto strumentali. In passato a volte l’ho fatto, sia pure con lo spirito e l’ironia di una nota canzone di Giorgio Gaber sulla democrazia, ma il 13 e il 14 aprile prossimo non voterò neanche scheda bianca e invito tutti a fare altrettanto e in maniera particolare i lettori della nostra rivista “Crisi e conflitti”.
Una premessa generale: c’è un solo voto inutile o disperso, come disse Vittorio Foa nel 1976, quello dato contro i propri interessi e le proprie idee e siccome credo che nessun partito in Italia oggi sia di sinistra (né antagonista né riformista), votare per i partiti che prendono per i fondelli i lavoratori mi pare assurdo e masochista: non voto per farmi castrare. Si dirà che Foa oggi vota per il PD, ma io parlo del Foa del 1976, oggi Vittorio Foa parla come un vecchio e onesto liberale ottocentesco, nel ’76 era per me un maestro e adesso non lo è più. Questo è tutto.
Ovviamente il mio disprezzo, totale, verso i partiti che si dicono eredi di una tradizione riformista va documentato.
A) La sinistra Arcobaleno
Bertinotti ne è il leader, parla con la R moscia, porta occhialini penduli e cravatte di Marinella, un “parvenu” anche esteriormente, che teorizza essere in Parlamento “la Chiesa della democrazia” (l’ho sentito io stesso in televisione): asserzione questa che sa molto più di “sinistra clericale” che non di sinistra antagonista. Evidentemente intere biblioteche scritte sulla crisi della democrazia rappresentativa negli ultimi 35 anni gli sono ignote, come gli è ignoto il fatto che le istituzioni le fanno gli uomini e gli uomini in questione (i nostri parlamentari) sono sommersi da documentatissime analisi che testimoniano i loro privilegi e il loro malcostume, unito ad una oceanica ignoranza a partire dalla storia patria (vedasi le famose interviste delle Iene sulla “cultura” dei nostri parlamentari).
Ragionando più politicamente il Sig. Bertinotti è stato sostenitore del primo Governo Prodi, che ha lasciato perché non contava assolutamente niente; in seguito, nel 2006, la sinistra antagonista è tornata al Governo e ha continuato a non contare niente , ma questa volta il Governo l’ha fatto cadere Mastella. Per non passare per coloro che chiedono tutto e subito hanno accettato il principio del niente mai e del calarsi le brache sempre. Così nel 2006 hanno accettato un regalo di 9 miliardi di euro ai padroni senza che gli operai ottenessero nulla, hanno combattuto contro lo scalone pensionistico di Berlusconi (60 anni per pensionarsi) ed hanno ottenuto che, sia pure gradualmente, lo scalone venisse elevato a 61 anni: un risultato trionfale. Che io possa prendere in considerazione l’idea di votare per questa gente anche per i più strumentali motivi, mi pare fuori dalla realtà. Bertinotti, dunque, vada con il suo look (occhialini, R moscia e cravatte di Marinella) nei salotti di Montezemolo dove non c’è dubbio che verrebbe bene accolto
B) Il Partito Democratico
Diceva De Gasperi che la DC era un partito di centro che guardava a sinistra, il PD è senza dubbio un partito di centro , ma guarda a destra. La campagna di Veltroni è un modello di rincorsa verso l’elettorato di destra quello di Calderoli e Storace. La Repubblica del 27 febbraio 2008 (pag. 7) pubblica una dichiarazione del suo candidato (è noto che quel giornale sostiene Veltroni) in base alla quale se la castrazione chimica fosse scientificamente valida per combattere la pedofilia sarebbe accettabile; accettabile da Veltroni non da Casini che di lì a poco esprimerà il suo scandalo per un Veltroni che insegue Calderoli, paladino della castrazione, siamo evidentemente davanti ad un nuovo tipo di riformismo, il riformismo “castrante”. Questo signore ignora evidentemente che tutti i sistemi giudiziari anche i più efficienti hanno un tasso non indifferente di errori, ed è questo l’argomento fondamentale contro le pene mutilanti e la pena di morte. A tal proposito il noto giallista inglese Yollop durante la campagna che portò, circa trent’anni or sono, all’abolizione della pena di morte in Inghilterra, colpì l’opinione pubblica del suo paese dimostrando che in cinque casi dei quali nessuno dubitava , la pena di morte era stata applicata ad innocenti; si noti che a quell’epoca la pena di morte era applicata con il contagocce per cui cinque casi di innocenti sono tantissimi. Che accadrà se la castrazione verrà applicata ad un innocente? Gli trapianteremo le “guarnizioni” togliendole ad un cane? Non mi sembra giusto, neanche per il cane. Questo Paese ha avuto tra i suoi vanti l’illuminismo giuridico: uno Stato italiano preunitario ha abolito la pena di morte nel 1783 (Gran Ducato di Toscana) l’Italia unita l’ha abolita nel 1889: Veltroni con queste proposte non si mette sotto i piedi solo la storia del movimento operaio ma anche (qui il ma anche è d’obbligo) quella migliore della nostra borghesia.
Quando insegui Storace questo ti succede.
Nel campo economico Veltroni propone di lottare contro le disuguaglianze riducendo tutte le aliquote Irpef di un punto l’anno per tre anni. Facciamo un po’ di conti: un lavoratore con 20 mila euro lordi l’anno di reddito, avrà un incremento dopo tre anni del 3% pari a 600,00 euro; un signore che guadagna 150 mila euro otterrà anch’egli un incremento del 3% pari a € 4.500,00, le disuguaglianze in realtà cresceranno. Per ridurle bisognerebbe operare sgravi fiscali inversamente proporzionali al reddito e cioè dare di più a chi ha meno, ma questo sarebbe una insopportabile “forma di comunismo” per Veltroni, terrorizzato dall’idea non dico di somigliare a Lenin ma di somigliare vagamente a Roosvelt o a Keynes. Costoro amano definirsi riformisti per motivi che sinceramente mi sfuggono.

La verità è assai semplice oggi, in Italia, non esiste nessun partito di sinistra, anche cautamente riformista, votare per costoro significa solo farsi prendere per i fondelli; naturalmente l’astensionismo non risolve il problema, ma pone la premessa minima per risolverlo e cioè l’acuirsi della crisi di consenso ad una democrazia rappresentativa che non rappresenta più nessuno (se non gli interessi forti fatti passare per interessi nazionali): per andare avanti bisogna sgombrare il campo dai cadaveri e questi partiti e questa democrazia mi sembrano appunto dei cadaveri, in avanzato stato di decomposizione.
Antonio Carlo

2 commenti:

roccovale ha detto...

Allora qual'è la soluzione ? Sono d'accordo in Italia non esistono partiti di sinistra (di alcun tipo) sono partiti acchiappa tutto. Ma cosa dovremmo fare stare immobili mentre i nostri politici mandano il paese in rovina ?Dobbiamo sperare di morire di fame per far succedere la rivoluzione? Non pensa che in Italia viene fatta molta demagogia e pochi fatti? (Scusate se sono ripetitivo)ma qual'è la soluzione?

Andrea ha detto...

la soluzione è portare la propria voce dentro Rifondazione Comunista, che è l'unico partito che ha ancora una struttura di spessore a livello nazionale e che, dopo i fallimenti dell'era bertinottiana, sta affrontando un dibattito interno. C'è una base che al congresso di napoli di dicembre si opporrà alla linea governista di Ferrero, e che vuole un partito che difenda gli interessi dei lavoratori. La cosa più utile è partecipare a questi sviluppi e lottare per un fronte comunista unito contro il governo unico delle banche che si sta formando