lunedì, dicembre 31, 2007

Amianto dalla Cina

Da Elpica

Trovato amianto nei thermos cinesi. La notizia divulgata dal TG 1 de 13 luglio scorso, arriva dalla direzione generale per “l'Armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori” presso il ministero dello sviluppo economico. I Nas e le ASL competenti ne ha sequestrato un notevole quantitativo.
Indubbiamente è la concorrenza che costringe a tenere sotto pressione i prodotti cinesi, ma il motivo ufficiale è che i thermos contengono delle pasticche di Amianto, la cui funzione di attutire la differenza della temperatura interna/esterna evita che il contenitore di vetro si rompa, conferendo così alla merce un valore d’uso senza il quale non vi sarebbe valore di scambio. La motivazione ufficiale, con tanto di servizio televisivo, ha dato ai lavoratori la “certezza” che militari e sanitari fanno osservare la legge, cosa che invece è stata mille volte disattesa nei cantieri e nelle fabbriche; in questo caso è la n° 257 del 1992 che ha bandito l’uso e la commercializzazione dei prodotti che contengono amianto.
Numerose sono le volte che abbiamo scritto sulla questione, sia per l’aspetto della controinformazione sulla verità della pericolosità di questo materiale, la quale risale al ben lontano 1935, quando gli studi epidemiologici negli USA ne confermavano la relazione con il tumore della pleura – il mesotelioma -, sia soprattutto per organizzare movimenti di operai contro l’amianto.
Le cronache delle sentenze che gli operai stanno riuscendo a strappare, in quest’ultimo periodo, se da un lato non riuscirà mai a far giustizia della loro morte prematura, di sicuro dimostrano una capacità di critica alle organizzazioni politiche e sindacali, che, per quanto sia risultata limitata, ha dato un preciso segnale alla necessità di non delegare a nessuno i propri interessi, specie ora che non c’è la necessità per il capitalismo di confondere le ristrutturazioni degli esuberi con la salute degli operai.
La notizia che viene dai prodotti cinesi, se da un lato può far comprendere cosa sia lo sviluppo capitalistico e le sofferenze che gli operai cinesi saranno costretti a patire, ripropone nel nostro paese la domanda: perché l’amianto è stato bandito per legge dello Stato?
La risposta di chi interpreta il marxismo secondo lo schema della riproduzione semplice, quindi delle contraddizioni che insorgono tra gli operai e il capitalista o tra questi e il costo delle materie prime, non può rispondere a questa domanda, gli basta ribadire che l’amianto è stato sostituito perché non più economico. Per cui lo Stato è ridotto ad esecutore politico di un interesse particolare, quello dell’industria dell’amianto. Così gli interessi collettivi della classe dei capitalisti, nonostante che si facciano concorrenza tra loro spariscono, e non possono assumere nessun significato, poiché, ciò che nella concezione precedente si è annullato è stato proprio il meccanismo della produzione e riproduzione allargata del capitale, che per il suo carattere sociale non può esistere senza lo Stato, e lo Stato non ha ragione di esistere senza rapporti sociali in perenne contraddizione tra l’interesse privato e ricchezza sociale.
L’impostazione, nella versione economicista, che vuole spiegare la sostituzione dell’amianto dai processi produttivi perché sarebbe diventato più costoso nei confronti dei materiali che l’hanno sostituito, non regge. Perché, se ciò fosse vero, il materiale sostitutivo dell’amianto si imporrebbe sul mercato in modo spontaneo, cioè senza l’intervento dello Stato.
Ci sono dati, anche se risalgono al 2003, che confermano, a dispetto della tesi economicista, che l’amianto è tuttora prodotto e utilizzato. Infatti, tra i principali paesi produttori extraeuropei, insieme a Russia e Cina, che hanno sfornato rispettivamente 700.000 e 450.000 tonnellate, c'è il Canada, che con le sue 335.000 tonnellate prodotte ha mobilitato la sua diplomazia per far pressione all’Europa per ripristinare l’uso dell’amianto, e con ciò stesso sconfessando anche l’altra tesi a sostegno dell’economista, cioè che i costi di trasporto contribuirebbero a fare dell’amianto un materiale più costoso di quelli sostitutivi.
Fu nel 1998, a sei anni di distanza dalla legge italiana e su proposta dei Paesi Bassi, che la maggioranza dei paesi della Comunità Europea (dodici su quindici) si pronunciò a favore della proibizione totale dell’uso dell’amianto. Gli stati membri che votarono contro furono: Grecia, primo produttore europeo d’amianto, Spagna e Portogallo grandi utilizzatori di questo materiale.
Ritornando alle notizie che ci vengono dai thermos cinesi, gli industriali di quel paese sarebbero degli stupidi, perchè utilizzerebbero un materiale più costoso, altamente nocivo, e premessa di futuri contrasti con gli operai.
La notizia però più importante è quella che riguarda i profitti derivanti dalla produzione dell’amianto, che a nove anni di distanza della legge 257 pur ci sono ancora, anche se in oscillazione per i timori che generano i riconoscimenti delle patologie, ci è offerta dall’articolo del Sole-24 Ore dell’11 dicembre 2001:
“ In scivolata sull’amianto
Zurigo. Proseguono i cambi al vertice di Abb, che lanciano ombre sul futuro del colosso di engineering. Peter Voser, sarà, dal secondo trimestre 2002, il nuovo responsabile finanziario del gruppo svizzero-svedese ed entrerà a far parte della commissione esecutiva della holding. Voser, che ricopre attualmente la stessa carica nella Shell Worldwide Oil Products, rimpiazzerà Renato Fassbind. Il cambio arriva a poche settimane dalle dimissioni a sorpresa del presidente “storico” Percy Barnevik, l’artefice della nascita del colosso europeo dalla fusione tra la svedese Asea e la svizzera Brown Boveri nell’88. Ma a far scivolare le quotazioni di Abb, che, dopo aver perso oltre il 10%, hanno chiuso a Zurigo a 17,30 franchi (- 8,22%), sono stati anche i timori legati all’amianto. Le preoccupazioni sono state innescate dalla caduta a picco dei rivali americani della Halliburton, che hanno perso il 40% venerdì e ieri un altro 15% sull’onda dei rischi finanziari legati alle richieste di risarcimenti correlati all’utilizzo dell’amianto.”
Come si può notare, le cifre sull’andamento dei profitti azionari legati all’amianto, anche se mostrano una diminuzione a causa dei risarcimenti che gli operai richiedono, dimostrano che l’amianto è un materiale ancora in uso perché ancora economicamente insostituibile.
I padroni sono costretti ad abbandonarlo non “Quando il costo dell’amianto diventa troppo alto, sarebbe un fatto che come sempre si impone in modo spontaneo all’interno della concorrenza tra i capitalisti, il che non solleverebbe grossi problemi alla critica, se non quella di criticare a posteriori una merce, e quindi un valore d’uso per il modo storico in cui è stato prodotto.
Invece i padroni italiani hanno abbandonato l’amianto solo dopo aver mietuto tante vittime e malattie da risarcire, ma soprattutto solo dopo aver trovato di fronte gli operai con una volontà d'azione.
E, questi padroni sono stati costretti dallo Stato, perché troppi risarcimenti doveva pagare. Per gli industriali fu una costrizione vantaggiosa, perché con la scusa dell’amianto lo Stato gli regalò migliaia di miliardi per le ristrutturazioni.
Se in altri paesi si continua non solo ad estrarlo, ma addirittura a lavorarlo, non sarà l’umanità dei padroni o del loro Stato a vietarne la lavorazione, né tantomeno la fantomatica esistenza di un materiale sostitutivo più economico, ma la situazione della lotta che gli operai e i lavoratori possono condurre su questa questione.
Elp 30 luglio 2007

1 commento:

Antonio Candeliere ha detto...

Interessante post.