sabato, dicembre 01, 2007

Antonio Pagliarone risponde

Caro Antonio Carlo
Ho scoperto per caso una risposta ad alcune critiche sollevate all’articolo “L’economia globale un Titanic che affonda” e mi precipito a fare alcune brevi considerazioni soprattutto sullo stile. Innazitutto non intendevo fare lo sbruffone (come si dice tra noi meridionali) citando gli ultimi lavori di Rawski, ma semplicemente cercare di sostenere ulteriormente il mito di Cindia esposto in maniera soddisfacente dal testo in esame. Tutto qui. Non intendevo fare il saccente, non è nel mio stile. Ma veniamo all’oggetto del contendere evitando atteggiamenti supponenti.
Riporto per la seconda volta la frase di Antonio Carlo sul cosiddetto Lavoro di Impegno civile "Già nel primo numero della rivista (da cui è stato tratto l’articolo)ho posto l’accento sulla centralità del reddito di cittadinanza, inteso però come reddito che remunera un lavoro, il c.d. lavoro diimpegno civile Questo tipo di obbiettivo ha una portata dirompente, perché si contrappone alla spinta del sistema che crea poco lavoro (e molta disoccupazione) subordinandolo al profitto; qui abbiamo una logica opposta (lavoro remunerato e non legato al profitto ma ai bisogni sociali) che, però, nasce da esigenze collettive non adeguatamente soddisfatte dal sistema." Mi sembra che non vi siano dubbi sul fatto che sappia leggere. Questo Reddito di Cittadinanza comunque lo si definisca ha dei costi per l’amministrazione statale. Ma non sembra al prof Carlo che qualsiasi governo in condizioni di crisi economica così grave e con possibilità quasi nulle nell’intervenire per contrastare una dinamica di lungo periodo sia condannato ad effettuare tagli alla spesa pubblica piuttosto che incrementare welfare? Non lo dico perché sono un lurido liberista (anzi) ma semplicemente perché è definitivamente tramontata l’epoca del golden age nel quale lo stato ed il sistema politico potevano integrare i lavoratori grazie ad una fase di sviluppo portentoso che garantiva entrate tali da garantire stato sociale indipendentemente dalla evasione. Oggi che siamo in piena dinamica di de-integrazione come è possibile adottare misure del genere? Non solo, Antonio Carlo collegherebbe tale proposta come dirompente poichè spingerebbe fortemente l’amminsitrazione pubblica verso il recupero, se non pieno almeno parziale, della evasione fiscale divenuta insopportabile per un paese civile. Strano che non vi sia un governo che non adotti politiche così efficaci su due fronti. Ma si rende conto Antonio Carlo che ormai siamo di fronte ad una fase economica completamente diversa dal passato? Come è possibile riuscire ad intervenire in una dinamica economica che ha fatto della speculazione finanziaria, quella si globale, la quintessenza dell’esistenza? Ma se non riescono nemmeno a tassare gli utili finanziari a livelli decenti….come possono recuperare l’evasione da imprese che continuano a strillare per una riduzione della tassazione? Ed i lavoratori non sono da meno strillano anche loro e danno ragione ai loro padroni. Questa non è saccenza ma solo guardare in faccia alla realtà che è brutta… ma è così. Certo che lo Stato farà bancarotta ( e la farebbe anche se ci fossero non solo Lenin e Mao che non ho mai ammirato ma anche lo stesso Keynes, ma io gli preferisco Marx) , non c’è remissione dei peccati che tenga. La dinamica in atto dagli anni 80 (mi sembra si chiami deregulation) per la quale lo stato si defila progressivamente da qualsiasi controllo della dinamica economica non è la causa ma la conseguenza di un progressivo mutamento degli investimenti che dal settore produttivo si spostano nella speculazione finanziaria da parte di tutte le attività (non solo le imprese ma anche le istituzioni di ogni genere compresi i fondi pensione e quant’altro. Questo è il mio punto di vista sulla base di quella che ritengo l’evidenza empirica e che l’ultima debacle finanziaria, destianta a proseguire, dimostrerebbe inequivocabilmente. Sull’ironia sappia Carlo che anche il sottoscritto, avendo origini napoletane ma vivendo in quest’inferno di città pseudoindustriale, sa riconoscerla e praticarla abbastanza regolarmente, ma il problema non sta qua ma nelle affermazioni di Antonio Carlo che riporto
"E’ evidente come anche per la Confindustria sia impossibile ignorare un problema esplosivo ed incancrenito, un problema che nei prossimi anni diventerà un nodo strategico dei vari conflitti, che vedranno impegnati il movimento, i sindacati, le forze politiche ed il governo (alle prese con la crisi fiscale) nonché il padronato, piccolo e grande che sia. Si apre, dunque, un fronte vastissimo di lotta in cui l’attacco all’evasione fiscale può trovare consensi e “sponde”, come mai in passato."
Mi sto impegnando ma non ci vedo niente di ironico, anzi Antonio Carlo fa appello ad un fronte comune contro l’evasione fiscale. La frase si commenta da sola.
Concludo sulla solita pistolettata relativa alle proposte da fare che mi sono sentito recitare migliaia di volte. Non ne ho. Contento? L’unica cosa che posso dire, ma è solo un accenno al problema, è che prima o poi i lavoratori capiranno che questo sistema economico non è più in grado di garantire la riproduzione della comunità umana per cui si vedranno costretti a riorganizzare la produzione e la distribuzione dei beni in una forma economica superiore dove non saranno pià presenti il denaro, il mercato ed il valore di scambio, un po’ come abbozzava il Vecchio di Treviri nella sua “Critica al programma di Gotha”. Spero in tal modo di aver fugato ogni fraintendimento. Nonostante tutto ringrazio il prof Carlo delle sue note e ribadisco che le sue proposte sono di tipo keynesiano, cosa che non comporta la lapidazione ma semplicemente il mio dissenso da seguace del vecchio Marx. Per una critica all’ideologia keynesiana posso solo consigliare, senza alcuna saccenza, il vecchio testo “Marx e Keynes” di Paul Mattick e l’ottimo intervento di Paolo Giussani “ I Limiti dell'Economia Mista e l'accumulazione di capitale dei giorni nostri” presente nel sito www.countdownnet.info . Con questo spero di non destare mai più alcuna irritazione per aver commentato un articolo che ritengo nel complesso interessante vista la modestia della pubblicistica che la sinistra propone attualmente, mi scuso se sono stato troppo diretto ma non intendevo dare lezioni a nessuno.
Un caro saluto
Antonio pagliarone Novembre 2007

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