lunedì, dicembre 31, 2007

l’ Uranio Impoverito ovvero il cattivo uso delle armi

da Elpica

Si è scritto troppo e troppe volte sul Petrolio come uno dei principali motivi dello scatenarsi delle attuali guerre di aggressioni.
Da parte nostra, che siamo critici del capitalismo in quanto sistema di produzione e appropriazione della ricchezza fondato sullo sfruttamento, dobbiamo dire che:
Se questa fonte di energia rappresenta la base della moderna storia del capitalismo, come l’acqua ed il carbone furono quella dei suoi inizi, per comprenderne gli sviluppi bisogna togliere al concetto di energia il suo significato universale, per ri-connetterlo invece alla sua intima natura di elemento fondamentale del capitale costante. È solo da questo punto di vista che possiamo comprendere l’imperialismo, gli attriti e le alleanze tra le varie nazioni che prefigurano veri blocchi contrapposti.
Chi detiene il monopolio dell’estrazione ha il monopolio del prezzo sul mercato. Il capitale costante dei paesi concorrenti è tenuto sotto pressione da questo monopolio con l’effetto di contrastare lo sviluppo e la concorrenza di queste nazioni. Esse devono pagare questa fonte di energia con la moneta di riferimento. Ne devono accumulare una gran quantità, e per farlo devono diventare loro malgrado acquirenti di prodotti dei paesi monopolisti. Benchè non più convertibile in oro, al momento la moneta di riferimento del mercato del petrolio è il Dollaro, che ha la sua base nelle Borse di New York e Londra, ma anche l’Euro comincia ad essere usato nei pagamenti, specie tra l’Iran e i clienti del suo petrolio.
Neanche il capitale costante è un concetto avulso da altri significati concatenanti. È costante, perché una parte di esso è il valore delle materie prime, o è addirittura fisso, immobile, pietrificato in strutture e in macchinari, solo perché si contrappone al capitale variabile, cioè ai salari. Ed il capitale variabile è tale solo perché alla fine del suo consumo, alla fine del processo produttivo, ha prodotto più del suo valore, ha prodotto un plusvalore.
Questo plusvalore non rimane quieto nella sua esistenza di sovrappiù, è talmente grande la sua grandezza in valore che neanche lo sperpero per le classi dominanti basterebbe a soddisfare in qualche modo un equilibrio per ricominciare daccapo lo stesso ciclo. Gran parte di esso deve trasformarsi in nuovo capitale, e si trasforma costantemente per via concorrenza, delle nuove scoperte scientifiche che essa stessa stimola e che alla fine impone di applicare.
Nell’economia borghese, questo plusvalore, questa massa di lavoro non pagata, la cui esistenza sarebbe già di per sé una fonte di formidabili progressi sociali, per i capitalisti invece è una dannazione da cui non possono uscire. Quando alla fine della circolazione le vendite hanno realizzato il profitto, per i capitalisti cominciano i veri grattacapi, la loro domanda: quanto capitale abbiamo investito per guadagnare tot profitti? Si accorgono che il rapporto tra queste due quantità che prende il nome di Saggio del Profitto è sempre più in discesa.
Alcuni sono presi dal panico, altri devono abbandonare la scena, i rimanenti, che al momento risultano i vincitori di questa gara, sono presi dal loro famelico sforzo di aumentare la produttività. Devono spremere gli operai al limite degli elementi fisici del tempo di lavoro, in primo luogo, e quando questo non basta devono opprimere l’intera società, rovesciando in essa la razionalità dei loro freddi calcoli col risultato di imprimerle un ritorno al passato.
Si può capire quindi quali sofferenze stanno subendo, ad esempio, gli operai e il proletariato delle campagne cinesi, nonostante che il loro paese sia in una fase di sviluppo industriale. Schiacciati come sono dallo sviluppo del capitale cinese che per aumentare la redditività del suo capitale impiegato vorrebbe comprare il petrolio ad un prezzo più basso ma che invece deve provenire tutto dal tasso dei salari e dalla produttività.
Fin qui abbiamo descritto gli elementi della guerra tra le classi prendendo come base l’energia del Petrolio. Ma, se c’è una nozione che dà il senso del movimento, quella è appunto la Storia. Ed essa sta iniziando a cambiare anche la base da cui dovremmo dedurre i fatti nel futuro.
Appunto perchè si sta affacciando sempre di più la possibilità di usare come fonte di energia alternativa l’Uranio Impoverito.
Ne abbiamo sentito parlare al tempo della guerra in Kossovo. Ne sentiamo parlare sporadicamente, quando i militari italiani, dopo averlo usato, a loro insaputa ovviamente, come arma anticarro, cominciano a denunciarne gli effetti letali sulla loro salute, il che fa prevedere anche quali siano in futuro gli effetti sulle popolazioni dove si faceva la guerra.
Eravamo stati abituati a pensare che i moderni mezzi tecnologici impiegati come armi da guerra risparmiassero vittime civili non coinvolte direttamente sul fronte. Che, la guerra moderna, non fosse più sporcata dalle rappresaglie di stampo nazista, che non avesse più bisogno n’è di un retroterra sociale, n’è di fronteggiare i risentimenti delle popolazioni, tanto era potente all’inizio degli anni ’90 il pensiero che la guerra fosse un’azione chirurgica.
I fatti non stanno così, non solo per come si sta facendo la guerra all’Iraq o all’Afghanistan; gli effetti radioattivi dell’Uranio, come furono e lo sono ancora quelli dell’uso dell’amianto nella produzione, si faranno sentire, sia nei paesi che hanno scatenato la guerra sia dove la si è combattuta.
Elp 24-10 2007

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